In data 4 ottobre 2022 l’Unione Europea ha aggiornato la propria black list delle giurisdizioni considerate non cooperative ai fini fiscali inserendo le isole di Anguilla, Bahamas e Turks and Caicos poiché prive di un’imposizione sulle società e poiché non hanno dato seguito alle raccomandazioni OCSE sulle pratiche fiscali dannose. Le Bermuda sono state invece escluse da tale lista nonostante parecchie perplessità.
La decisione del consiglio sulla lista è intervenuta a seguito delle raccomandazioni del Gruppo del codice di condotta in materia di tassazione delle imprese che opera sulla base delle raccomandazioni dell’Ocse.
Gli altri Paesi inseriti nella black list della UE sono: Samoa Americane, Isole Figi, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, Isole Vergini Americane e Vanuatu.
Mentre le isole Turks e Caicos finiscono nella lista nera dell’Ue per la prima volta Bahamas e Anguilla erano state già inserite nella black list rispettivamente, nel 2018 e nel 2020. L’Unione Europea ritiene che queste tre giurisdizioni, che applicano un’aliquota zero o solo nominale dell’imposta sul reddito delle società, stiano richiamando profitti senza una reale attività economica Questi Paesi potrebbero dunque attrarre realtà prive di sostanza economica, create al solo fine di distrarre base imponibile dai Paesi di effettivo insediamento.
Altre due giurisdizioni sono state invece aggiunte alla grey list, ovvero l’elenco di Paesi che non soddisfano almeno uno dei criteri, ma che si sono per lo meno impegnati a riformarsi in futuro. I paesi in questione sono Armenia ed Eswatini. Sono stati invece rimossi Bermuda e Tunisia. Tra i Paesi che figurano nella lista grigia dei paradisi fiscali figurano: Armenia, Belize, Isole Vergini britanniche, Costa Rica, Hong Kong, Israele, Giamaica, Giordania, Malesia, Russia, Qatar, Tailandia, Turchia e Vietnam.
Le suddette liste Ue sono state istituita nel dicembre 2017 allo scopo di promuovere la buona governance in materia fiscale a livello mondiale. Dal 2020 il consiglio le aggiorna due volte all’anno. I paesi vengono valutati sulla base di una serie di criteri: trasparenza fiscale, l’equa imposizione e l’attuazione delle norme internazionali intese a prevenire l’erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili.
L’Ecofin ritiene che i paesi inseriti negli elenchi manterranno i loro impegni e attueranno le necessarie riforme in materia fiscale il prima possibile, in modo che possano essere cancellati dalla lista, la cui revisione è prevista per febbraio 2023.